Costanzo: "In Calabria, in piena pandemia, i medici vengono messi alla porta"

Sabato 07 Novembre 2020 19:33 di Redazione WebOggi.it

"Mentre in altre regioni ci si organizza per attrezzare sale di terapia semi intensiva e intensiva, ricorrendo a ogni forma di reclutamento del personale medico e paramedico, in Calabria, nonostante la regione sia stata dichiarata zona rossa, soprattutto per la tenuta dei servizi sanitari, cioè la pressione sugli ospedali, i medici che stanno per specializzarsi e che per cinque anni hanno contribuito a mantenere in piena efficienza i reparti, non vengono messi a contratto, quindi, lasciati liberi di rispondere a offerte provenienti da altre regioni."

Così in una nota il consigliere Sergio Costanzo, capogruppo di Fare per Catanzaro.

"Si tratta di professionisti già a contratto a  tempo determinato con l'azienda ospedaliera con la qualifica di dirigenti medici. Il loro contratto di imminente scadenza e nonostante ci siano chiare indicazioni legislative sul decreto "Cura Italia", in merito al mantenimento dei posti di lavoro, nulla si sta facendo per tenerli in servizio. Si scrive così un’altra pagina sull’insipienza della nostra classe politica che dopo aver impoverito la sanità, risparmiando sulla salute delle persone, si lasciano andar via giovani professionisti specializzati in un momento di grave crisi pandemica come quella che stiamo vivendo. Una Calabria in ginocchio, per colpa di un sistema politico corruttivo e collusivo che negli ultimi decenni ha governato la Calabria, calpestando i diritti dei cittadini, tra i quali, appunto, quello fondamentale della salute. Cosa si è fatto in questi mesi prima dell’annunciata seconda ondata di coronavirus? Nulla se non scambio reciproco di accuse e totale inefficienza. Oggi si vuole smantellare quel poco di buono che si era creato attraverso la specializzazione di questi medici che hanno lavorato e che conoscono alla perfezione il lavoro che viene svolto nelle divisioni mediche e chirurgiche. Professionisti che dunque vengono lasciati liberi di trovarsi un lavoro in altre sedi, magari del nord dell’Italia. Un “lusso” che certamente la Calabria non può permettersi, anche perché le risorse finanziarie, destinate dal governo centrale,per sistemare definitivamente i contratti di questi professionisti ci sono disponibili proprio per far fronte a questa ondata di coronavirus. Mi auguro che la decisione di mettere alla porta questi professionisti non rappresenti un bumerang per l’offerta sanitaria che il periodo richiede. Sarebbe un ulteriore colpo che i calabresi non meritano. Si dirà che è colpa del virus, ma come sempre, la politica non si assumerà mai le proprie responsabilità.  Speriamo che la grave situazione che stiamo attraversando faccia rivedere la decisione di non contrattualizzare questi nostri validi medici."


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