Quel filo che unisce
Mercoledì 06 Novembre 2024 09:03 di Redazione WebOggi.it
Parafrasando il titolo di un brano musicale, di un autore amatissimo dai giovani- non a caso dichiaratamente dalla parte degli ultimi- riteniamo che il 2 incontro organizzato dal Polo Tecnologico Professionale Grimaldi Pacioli Petrucci Ferraris Maresca, nell’ambito del progetto di Educazione alla legalità, abbia poggiato una pietra angolare decisamente pesante, per la creazione di un rapporto tra scuola ed istituzioni proficuo ed efficace, funzionante alla crescita e allo sviluppo della nostra città. Il tema oggetto di discussione, incentrato sul legame profondo intercorrente tra “ Giustizia minorile e disagio giovanile”, ha visto la dirigente del Polo, prof.ssa Elisabetta Zaccone- unitamente al 1 collaboratore dello storico Grimaldi di Catanzaro, prof. Gaetano Mancuso- ospitare 2 relatori del calibro del Presidente del Tribunale dei Minori di Trento, dott. Giuseppe Spadaro, e il sociologo Charlie Barnao, ordinario presso l’UMG, e il Presidente della Camera Penale di Catanzaro, avv.to Francesco Iacopino, mediatore “tra 2 giganti” del dibattito. Argomento scottante, quello della giustizia minorile, affrontato dal Presidente Spadaro, Catanzarese nel midollo, con competente semplicità, disarmante sincerità ma soprattutto palesando un profondo amore, “ io sono innamoratissimo di tutto”, nei confronti di una professione che, se da una parte ti impone un compromesso tra il diritto e la coscienza, dall’altra ti spinge ad interrogarti, spesso anche tracciando dei solchi profondi, sulla validità di un sistema normativo, eccellente nelle intenzioni dei padri costituenti, snaturato da scelte politiche, sempre più spesso poco illuminate. Nel celebrare la nostra Costituzione, le modalità di applicazione della stessa nel suo operare quotidiano, il presidente del Tribunale di Trento ha sottolineato come sia sempre più complesso sentenziare in modo da non sembrare un giustiziere, ma piuttosto un uomo di giustizia.
Compito sempre più arduo, come ha confermato il dottor Barnao, palermitano di nascita, ma catanzarese d’adozione, stante la situazione drammatica del sistema carcerario italiano. La sua ricerca ha infatti evidenziato, un numero di suicidi talmente in crescita da abbattere ogni record, non solo tra la popolazione carceraria, ma anche tra gli operatori interni. Un sistema carcerario concepito come il fiore all’occhiello della giustizia nazionale, ridotto l’ombra di se stesso a causa del sovraffollamento, della vetustà delle strutture e di un sistema normativo fin troppo coercitivo e per questo incapace di svolgere quel compito di recupero, che sarebbe chiamato a realizzare, non solo per impostazione, ma anche per vocazione. Un compito arduo, sembrerebbe, visto che il modello societario sempre più imperante, si fonda su una struttura militarizzata e militarizzante, su un’esacerbazione della violenza, non più solo esclusivamente fisica, ma molto più segnante perché operante sulla psiche umana. Ecco perché, se da una parte, la lectio magistralis che si è tenuta al Grimaldi, ha chiarito molti dubbi ai ragazzi e ai docenti presenti, dall’altra ha intessuto una trama complessa che richiede una riflessione molto attenta sulla necessità di intervenire in ogni ambito della società, scuola in primis, per evitare la dispersione di un patrimonio umano la valorizzazione del quale impone una forte presa di coscienza da parte di tutti.