La Cosenza di Paride Leporace tra mito e realtà nel suo libro dal tiolo Cosangeles

Giovedì 18 Marzo 2021 10:35 di Redazione WebOggi.it

di FILIPPO VELTRI

Undici racconti nella cornice di Cosenza narrata tra epica di strada e una buona dose di noir. Questa è la Cosangeles diParide Leporace, libro in uscita per Pellegrini.

Lo sfondo è quello degli anni Settanta e Ottanta con le derive esistenziali, i luoghi e i riti dell’estate sulla Costa tirrenica, i locali da ballo e da sballo, i viaggi, le Spoon river generazionali, i fuorisede romani, i malavitosi come Franco Pino nella parte di se stesso,  le feste, i punk , gli hippy, gli ultrà, la voce della radio, i poeti maledetti, i quartieri del centro e della periferia, i cantautori malandrini come Fred Scotti e la ’ndrangheta reggina vista da vicino  con una colonna sonora che spazia da “Buonanotte Cosenza” ai Joy Division.

Ci sono libri percorsi da corrente alternata e altri da corrente continua. Le pagine che il lettore si troverà a percorrere appartengono  a questa seconda categoria. Quella delle montagne russe.  Utilizzando un linguaggio audace e coinvolgente e la fluidità di un discorso indiretto libero che pare raccolto mimeticamente in mezzo alla strada, l’autore ci immerge da subito  in una Cosenza / Cosangeles, che  è  una città in bilico tra mitologia e realtà,  tra  doppiezze e dualismi , e  “cose” che non ci sono più ma che restano incollate alla memoria e paiono portare in una terra mitica, una  sorta di “Itaca dell’anima” del gramde poeta greco Kavafis. Come un salto mortale all’indietro. Il lettore se lo chiede subito se deve seguire il sentiero.

E  poi lo segue abbrancato dalla narrazione che sa di oralità  e si perde nelle storie dei personaggi che, anche loro, sembrano sbalzati da un tempo sghembo, dinocollato, e di profumo felliniano disegnato da Andrea Pazienza. Due i protagonisti dei racconti. Ciccio Paradiso, alter ego dello scrittore, e Jo Pinter. 

Jo Pinter, chi era costui? Attore di cinema e teatro off, pubblicitario, commerciante, creatori di locali di tendenza che erano entrati nella leggenda, vitellone rollingstoniano, guidatore di auto sportive per diletto e autore di beffe, biscazziere, cartaro di tarocchi e di cartine ma soprattutto era stato colui che si era inventato il neologismo “Cosangeles”.

E intorno a Jo Pinter, che è personaggio vero e vivente che l’autore e il sottoscritto hanno lungamente frequentato, è lo sguardo focale della narrazione, si apre un sipario teatrale di tipi umani che stanno sempre dentro /fuori la realtà e alimentano nel lettore la sensazione di trovarsi  sempre ad un passo al di qua della veridicità. Perché, se è vero che la Cosangeles che scorre sotto gli occhi come una pellicola filmica mostra tratti antropologici  e sociali riconoscibili, è vero uguale che nell’incastro della narrazione si ha come l’immagine di un  dagherrotipo. Che si fissa a ricordare quello che eravamo e quello che siamo diventati sia in provincia che nella nuova metropoli.

E poi le  storie di Jo Pinter e di Ciccio Paradiso e dei tanti personaggi dalla forte tipicità , che parlano  una lingua impastata di dialetto e  neologismi “cosangelini”, hanno una forza vitalistica potente, che si muove tra sogni, rivoluzioni piccole e grandi, smargiasserie, calcio, droga, musica, film, libri, filosofia,  giornalismo, viaggi , amori, utopie che, nonostante tutto, erano ancora possibili. Utopie, appunto. Di cui si sente tanto il bisogno. Perchè Cosangeles  ha l’urgenza di quelle storie che possono salvarci. 

 


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