Buon viaggio, Presidente Santelli

Giovedì 15 Ottobre 2020 21:06 di Anna Trapasso

Da ore cerco le parole giuste per dedicare un pensiero a Jole Santelli ma non riesco. Scrivo, cancello e riscrivo. Perché scrivere di morte mi paralizza, mi addolora tanto profondamente che la mia penna va in blocco.

Che poi penso: ci vorrebbe soltanto un rispettoso, lungo silenzio, e niente più. Proverò quindi a non essere prolissa o, almeno, non stucchevole, in ossequio al mio impegno da direttore di testata e, parimenti, a quello con me stessa, la mia coerenza e la mia anima di donna profondamente segnata da questo inatteso, tragico evento.

“Inatteso”, sì: perché non ho mai fatto parte della schiera di quelli che “la Santelli è a Roma, è in America, è in fin di vita ma non ce lo dice”. Di quei complottisti da tastiera (e non solo) che si fregavano le mani in vista di una probabile dipartita o che ne commentavano il colorito della pelle ad ogni sua diretta tv per stabilire quanto tempo le fosse rimasto. Sarò anche cruda, ma è successo veramente, e lo sapete tutti. Quanti di voi non hanno condiviso vignette sui social che andavano ben oltre la satira politica, ben oltre quell’importante linea di confine che è il rispetto della dignità umana?

Io sapevo del suo male ma ho sempre voluto credere che potesse guarire. Come profondamente credo e spero per ogni ammalato. L’ho sempre silenziosamente ammirata per la forza straordinaria che metteva in campo da vera combattente e per la profonda discrezione nel rivelare le sue condizioni di salute, di cui non parlava mai spontaneamente e su cui rendeva dichiarazioni solo in risposta a domande quantomai inopportune, l’ultima delle quali aveva -a giusta ragione- congedato con un laconico “mi avete rotto i coglioni”.

Spudorata, sì, sfacciata ma spontanea, vera.

Non si scopriva, non mostrava le sue ferite al mondo, perché aveva conosciuto quella “miseria umana” di cui sono fatte le “malelingue”. Portava addosso il suo male con una dignità tale cui può scaturire solo un profondo senso di ammirazione.  

Lei, la prima presidente Donna. In un paese ancora troppo, ma troppo misogino. Nella fossa dei leoni, la politica, un’arena ancora troppo maschilista. In cui le prime a darle contro eravamo proprio noi: le donne. Si, noi, pronte a criticarla sul look, sugli orecchini troppo vistosi, sull’atteggiamento forse un po’ troppo mondano per il suo ruolo istituzionale, a malignare sui ritocchi estetici e sulla sua scalata in politica. Mi vergogno per noi, amiche mie. Verso quale meta stiamo andando se ancora ci facciamo tutto questo male?   

Il “problema” era uno soltanto: Jole Santelli era una bella donna. Di successo. E ce l’aveva fatta. Faceva invidia. A 32 anni sedeva già in Parlamento. Con una laurea in Giurisprudenza in tasca, con grinta e con una forte personalità si destreggiava fin da subito tra politica e vita.

Quanta ipocrisia ho letto oggi, setacciando i social. Le stesse persone che condividevano i fotomontaggi del Presidente vestita da pacchiana, oggi sciorinavano post d’ammirazione, fiori, nastri a lutto ed i versi in latino dell’eterno riposo.

“Non l’ho votata ma UMANAMENTE mi dispiace”. In che senso “umanamente”? Occorre vestire i panni dell’umanità come fosse un sentimento estrinseco alle nostre vite per riuscire provare un profondo dispiacere? Riflettiamo. Abbiamo perduto l’umanità.

Innanzi al video diventato virale in cui Jole Santelli balla la tarantella è stato più immediato, di pancia, imboccare la strada del veleno che quella dell’immedesimazione in una donna che probabilmente avrà voluto lanciare (ed immagino con quanta fatica in corpo) un segnale di simulato benessere fisico mentre dentro, lentamente, si sgretolava.

Jole Santelli era una giovane donna come me, come voi, ma con un gran bel po’ di coraggio in più. Non si tirava indietro alla forza delle scelte (e ne ha dato ampia prova durante l’emergenza sanitaria, in pochi mesi di mandato), lavorava fino a tarda sera e si ritrovava a fine giornata stanca, sul divano, in solitudine, col suo fido Darcy. E’ con questa immagine che ci ha lasciati. Nei panni di una donna autentica, fedele a se stessa ed alle sue passioni. Umana. Lavorando, vivendo, e anche ballando, perché no! Addentando senza paura fino all’ultimo boccone questa vita così amara.    

Buon viaggio, Presidente.

 

 

Anna Trapasso

 

 


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