Quegli estranei al concerto di Baglioni - Tratto da Ereticamente.it

Sabato 12 Novembre 2022 18:31 di Redazione WebOggi.it

Di Massimiliano Capalbo

Inizia alle 21 in punto il suo concerto, Claudio Baglioni, da grande professionista quale è, in un teatro Politeama, quello di Catanzaro, impegnato ad accogliere gli ultimi ritardatari ed è chiaro, fin da subito, che sarà un inizio in salita per il cantautore romano, costretto a fermarsi più volte nel racconto che si alterna alle canzoni per il continuo vociare in sala. Un sottofondo fastidioso che si protrae per i primi 40 minuti circa di spettacolo e che rovina la magia e l’atmosfera che un concerto così intimo promette di regalare.
Vociare e urla che costringono anche alcuni del pubblico a gridare ad un certo punto “adesso basta!” e che il cantautore riesce a domare fino a farle scemare facendo ricorso all’umorismo e alla sua lunghissima esperienza di intrattenitore. “Ci devono essere degli stranieri in sala” esclama quando, per la seconda volta, è costretto a richiamare chi continua a fare foto utilizzando il flash. Probabilmente altri artisti, meno empatici e tolleranti, all’ennesimo segnale di disturbo avrebbero interrotto lo spettacolo e sarebbero andati via.
Nella mia trentennale frequentazione di concerti non mi era mai capitato di assistere a comportamenti così inadeguati all’occasione.
Ho l’impressione che invece che di stranieri, come ha affermato Baglioni, quel teatro fosse gremito in buona parte di estranei, perché un numero consistente dei miei contemporanei oggi è estraneo a ciò che gli accade intorno, non possiede più: la capacità di adeguare i propri comportamenti ai contesti in cui si trova; la percezione di come i propri comportamenti possano arrecare disturbo agli altri; il pudore di celare, almeno in pubblico, i propri istinti più bassi; il timore di essere giudicato negativamente rispetto ai propri comportamenti; la capacità di vivere il momento presente (senza mediarlo attraverso uno smartphone); la capacità di fare silenzio per cogliere il senso di ciò che sta vivendo.
In questo vortice quotidiano in cui si vive ormai senza rendersene conto, tutte queste qualità che un tempo venivano considerate un valore oggi appaiono prive di senso, vengono addirittura sbeffeggiate e derise, considerate antiquate.
Eppure, se Baglioni resiste da mezzo secolo su questi palchi, è perché di queste qualità ne ha fatto un’arte. E la differenza enorme tra la classe e l’armonia mantenuta nel tempo dall’artista da un lato e la degenerazione del pubblico dall’altro appare in tutto il suo stridore ed è indicativa dell’involuzione della società italiana.
Dov’è questo progresso e questa civiltà che andiamo sbandierando in giro per il mondo? Io non la vedo. Più mi guardo intorno e più avverto un progressivo peggioramento della qualità dell’umanità, un peggioramento che sembra senza fine. E stiamo parlando di un concerto di musica leggera, immaginiamo la discrepanza che questa inadeguatezza potrebbe generare in occasioni cosidette “più colte”. Ieri sera si è avvertita anche l’incapacità, da parte degli stessi disturbatori, di cogliere l’ironia indirizzata loro dal cantautore per stigmatizzare certi comportamenti, indice di un’estraneità emotiva, probabilmente frutto del rimbambimento mediatico, che fa si che ci si possa considerare spettatori anche delle proprie cattive azioni appena compiute e applaudirle.
Affermo da tempo che ci sono, ormai, tutti i presupposti perché la nostra “civiltà” si estingua, anche per questi motivi. Non sappiamo se e quando avverrà ma una cosa è certa: se dovesse accadere quel giorno non se ne accorgerebbe nessuno, distratti come saremo dal continuo disturbo di sottofondo.


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