" I pazienti non ricevono cure? Che mangino brioches" Cardiochirurgo S.Anna tuona sull' Asp di Catanzaro

Sabato 17 Aprile 2021 10:30 di Redazione WebOggi.it

Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazioni del Dott. Alessandro Testa, cardiochirurgo del S.Anna Hospital: 

 

Scrivo dalla terapia intensiva del S. Anna Hospital. Scrivo da un posto di frontiera, barricata di una lotta che dura da mesi, trincea di resistenza di chi ancora crede che fare il proprio lavoro con amore e dedizione sia sufficiente. Scrivo mentre aspetto che la sala operatoria sia pronta, perché anche oggi, pur con la pesantezza nel cuore causata dalle vessazioni di cui siamo bersagli ci prenderemo cura di un paziente che la rete pubblica non ha la capacità, la possibilità di accogliere.

La rete cardiochirurgica calabrese non è oggettivamente in grado di soddisfare la richiesta del territorio: una realtà oggettiva, palese, non frutto di presunzione ma certificata dalle cifre degli ultimi dieci anni e confermata in questi pochi giorni in cui il S. Anna Hospital ha riaperto. La dirigenza ASP ha sondato il terreno chiedendo alla rete pubblica di farsi carico del volume di LEA soddisfatti dal S. Anna: è chiaro il disegno col quale si vorrebbe cancellare la struttura, cancellando con essa l’eccellenza certificata dalle cifre AGENAS che ci collocano ai vertici nazionali della cardiochirurgia. Peccato che la risposta alla domanda sia stato un generale no.

E così prosegue il paradosso dell’unica struttura calabrese con un accreditamento rinnovato e confermato che si vede precluso l’accesso alle risorse finanziarie che le sono dovute ed è pertanto sull’orlo dell’abisso: senza soldi non solo non si cantano messe ma non si curano neanche i pazienti.

E che fine avrebbero fatto le tre urgenze che abbiamo accolto in questi pochissimi giorni? A quale odissea, su quante ambulanze sarebbero salite per girare la Calabria in cerca di medici in grado di curarli? Per alcune patologie la tempestività della risposta è essa stessa terapia essenziale, i minuti contano e quando i minuti invece passano, si riducono le chances di ottenere un risultato positivo. 

Che fine avrebbero fatto, dunque? Chi deve dare la risposta? Noi abbiamo dato la nostra, secondo scienza e coscienza, senza alcuna esitazione; altri non lo hanno fatto, altri si limitano ad indossare il camice ma è ciò che sta al di sotto della tela bianca che conta. E conta anche il fatto che, in seno alla ASP di Catanzaro, il battito dei cuori calabresi non abbia importanza.

I pazienti non ricevono cure? Che mangino brioches.

Ho modificato la famosa frase di Maria Antonietta, citata spesso come inizio della Rivoluzione Francese. Ed è di una rivoluzione che la Calabria ha bisogno, dei cittadini che levino alte le voci per combattere questa ed altre ingiustizie, per fermare la tirannia di chi pensa di avere carta bianca e non dover rendere conto a nessuno.

Abbiamo marciato per strada, ci siamo seduti sull’asfalto e siamo saliti sui tetti, abbiamo bloccato ponti e autostrade, bivaccato nelle tende e srotolato striscioni. Con la forza della verità e della legge abbiamo ottenuto risultati incredibili ma evidentemente non bastano.

Ora serve che i cittadini facciano sentire la loro costernazione, che la rabbia espressa nei social si trasformi in atti concreti. Cittadini, pazienti e non: la salute è un diritto costituzionale che la ASP di Catanzaro non intende garantire. Esistono modi e mezzi legali e molto efficaci per farlo.

Impeditelo, per voi prima ancora che per noi.


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