
Allegri come Ranieri, al contrario: da contestato ad inneggiato
Lunedì 27 Febbraio 2017 18:05 di Redazione WebOggi.it
Con la vittoria sul Porto nell’andata degli ottavi di finale di Champions League, Massimiliano Allegri potrebbe essersi garantito l’unanimità dell’appoggio proveniente dal tifo bianconero. Non che la vittoria ad Oporto, con una squadra per quasi tutto il match in dieci, fosse chissà quale impresa da realizzare: sono altre due circostanze a rendere l’operato del tecnico livornese degno di nota e, forse, della consacrazione definitiva. L’allontanamento di Bonucci, relegato in tribuna in seguito alla querelle scatenata durante il match vinto contro il Palermo, quando l’ex Bari invocava una sua sostituzione, cose invece duramente contestata da Allegri che in quel momento aveva altre priorità. La sfuriata davanti alle telecamere non è piaciuta, il tecnico ha avuto il coraggio di non guardare in faccia nessuno e metter fuori il perno della difesa bianconera nel match più importante della stagione. Ha vinto, lo ha fatto con Pjaca e Dani Alves: sono stati questi i due cambi effettuati dal Mister, loro lo hanno ripagato coi due gol della qualificazione.
Dati inequivocabili che rivalutano Allegri agli occhi di una stampa non così benevola, soprattutto negli anni rossoneri, anche dopo lo Scudetto. Oggi ha zittito tutti, con 5 titoli in altrettanti anni, che quasi certamente diventeranno almeno 6 con il terzo Scudetto di fila della sua carriera alla Vecchia Signora, in semifinale di Coppa Italia e con un piede e mezzo nei quarti di finale della coppa dalle grandi orecchie. Lontano dai 16 trofei di Lippi e i 13 di Trapattoni, ma con una media di titoli vinti già alla loro altezza, come evidenzia uno studio infografico interattivo pubblicato recentemente dalla redazione di sports.bwin.it.
Ha appena toccato le 100 vittorie in 142 match, 70% di media e se arrivasse un altro titolo, sfuggita ai rigori col Milan la Supercoppa italiana, toccherebbe quota 2 trofei in media all’anno. Lippi ha saputo fermarsi a 1,6 in 8 stagioni contro l’1,2 di Trapattoni in ben 13 anni. Conte è già superato, ma ciò che potrebbe riservare questa stagione è esattamente ciò che più manca nella Torino bianconera: l’affermazione continentale.
21 anni dall’ultima, la Coppa Intercontinentale vinta col River Plate grazie al gol fantastico di Alex Del Piero. Da allora varie finali di Champions perdute, l’ultima delle quali proprio con Allegri al debutto sulla panchina della Juventus contro il Barcellona. Un triplete mancato, che non è utopia venga realizzato quest’anno: all’orizzonte non si scorgono squadre insormontabili. Il Barça è praticamente fuori, il Real e Bayern non sembrano imbattibili ed il City alterna grandi prestazioni a debacle preoccupanti. Da non sottovalutare l’ormai sempre presente Atletico del Cholo, fra i possibili eredi di Max in panchina.
Ebbene sì, perché il futuro del tecnico, anche per sua stessa volontà, potrebbe dividersi da Vinovo. Tante proposte allettanti all’estero, Arsenal su tutti ed un ciclo che potrebbe essere giunto alla naturale conclusione. Molto dipenderà dai risultati, ma lo stesso Capello ribadisce come sia difficilissimo per un tecnico di una big durare oltre tre anni in uno stesso posto. La storia, dopo Conte, si ripeterà?