Vacantiandu. La Compagnia Piccolo Borgo Antico di Lipari partecipa al GPTA con un originale allestimento di “Uno, nessuno e centomila”

Mercoledì 27 Novembre 2019 16:32 di Redazione WebOggi.it

Vacantiandu. La Compagnia Piccolo Borgo Antico di Lipari partecipa al GPTA con un originale allestimento di “Uno, nessuno e centomila”

Ancora un altro successo per la rassegna teatrale Vacantiandu 2019.2020con la direzione artistica di Diego Ruiz e Nico Morelli e la direzione amministrativa di Walter Vasta che quest’anno ospita, per la prima volta in Calabria, ilGran Premio del Teatro Amatoriale Italiano. La manifestazione è organizzata a livello nazionale dalla Federazione Italiana Teatro Amatori (FITA) e, per questa edizione, si avvale della collaborazione organizzativa della compagnia teatrale I Vacantusi e del patrocinio della Regione Calabria.

Il secondo appuntamento con il Gran Premio Teatro Amatoriale Italiano ha portato in scena, al Teatro Comunale Grandinetti di Lamezia Terme la Compagnia Piccolo Borgo Antico di Lipari (Sicilia) con lo spettacolo Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello, regia di Tindara Falanga.

La regia della Falanga offre una lettura metateatrale del testo pirandelliano. Un testo nato come romanzo, l’ultimo di Pirandello, e adattato alla scena entro la cornice dell’atto unico. Il décor, nell’arrangiamento scenografico di Mia Caleca, è un luogo metafisico, una scatola nera popolata da personaggi, voci, maschere e specchi dalle cornici rosse che, come occhi indagatori, catturano, deformano, creano illusione. L’idea registica evidenzia la tematica della frantumazione dell’io e del fallimento esistenziale del protagonista Vitangelo Moscarda, alias Gengè, che si fa “uno e trino” con Alessio Vinci, Bartolo Fontie Adriano Lo Nardo i quali, indossando le mezze maschere, sanno dosare ironia, riflessioni profonde e provocazioni tragicomiche diventando, nella loro disperata ricerca della propria identità, ognuno “voce” e “coscienza” dell’altro prima di rifugiarsi nella follia come scelta di libertà, ultimo gesto di ribellione alle vuote convenzioni sociali.

“Ho scelto questo artificio registico perché ognuno degli attori che interpreta Gengè riesce a dare al personaggio uno spessore e una personalità che non si riusciva a trovare in un unico interprete”, così la regista Tindara Falanga che, lavorando per moltiplicazione e sottrazione, ha saputo restituire l’intima natura teatrale del testo.


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