L’arte cosmica di Pino Chimenti al “Padiglione Tibet”

Giovedì 25 Maggio 2017 17:31 di Redazione WebOggi.it

Nuovo impegno artistico per il maestro cosentino Pino Chimenti che, quest’anno, partecipa all’evento parallelo all’edizione numero 57 della Biennale di Venezia, il “Padiglione Tibet” che si svolgerà a Venezia presso il prestigioso Palazzo Zenobio (Dorsoduro 2596) fino al 10 agosto. Il “Padiglione Tibet” (curato da Ruggero Maggi) è ormai un appuntamento consolidato per Venezia che, oltre che per la bellezza ed unicità dei suoi luoghi, è scelta per le “analogie” storiche tra le vicissitudini del popolo armeno e le problematiche socio-culturali del Tibet. Chimenti, artista originario di Spezzano Albanese che ha conquistato uno spazio importante nel panorama artistico internazionale, senza però abbandonare mai la sua terra di origine, è presente in questa nuova edizione del Padiglione Tibet con un’opera originale dal titolo “Abbracciamo il cielo”, ispirata da Urania (dea del cielo e delle costellazioni). Le immagini delle venti bandierine dipinte dall'artista sottolineano in chiave simbolica alcuni alberi che abbracciano il cielo, che sottengono secondo Chimenti, all'essere umano (prevalentemente donna), che non dimentica mai la sua vera origine cosmica e ctonia (ovvero, quelle divinità generalmente femminili di origine sottaranea). Inoltre sulle venti bandierine di stoffa, dove sono stampate alcune preghiere tibetane, l’artista è intervenuto anche con figure geometriche (altro elemento che ricorda Urania) allineate ad un neo bestiario immaginifico che l’artista chiama “Eoni” che ricorda le primigenie emanazioni del divino secondo la Gnosi (che è una forma di conoscenza superiore, di origine divina). La pittura di Chimenti diventa così linguaggio nel momento in cui pensiero e immagini coincidono e cozzano tra di loro. Pertanto l’opera presentata dall’artista al Padiglione Tibet è una personalissima composizione pittorica risolta attraverso un nuovo linguaggio calligrafico e simbolico, che tende a sottolineare – dal punto di vista iconologico – il proprio senso di spiritualità nei confronti dell’universo culturale e religioso tibetano, e nello stesso tempo, intende creare un ponte sensibile che induca i visitatori ad una maggiore conoscenza di questo popolo.la sua poetica che si avvale come sempre di simboli, miti e atmosfere affabulatorie, è seguita da quasi un trentennio dal decano dei critici d’arte Gillo Dorfles che, nel 2011, lo ha segnalato alla 54 Biennale di Venezia, Padiglione Italia e, nel 2015, lo ha inserito nel suo libro “Gli artisti che ho incontrato”. Pino Chimenti ha all’attivo, oltre la Biennale di Venezia, anche mostre prestigiose quali la XIV Quadriennale di Roma e la personale presso la Gallery@49 di New York e, ancora, le mostre presso il Muso MAGA di Gallarate e il National Museum of Fine Art di La Valletta. Altri vernissage lo hanno visto protagonista anche a Chicago, Berlino, New York e Londra. Seguono le mostre in Italia presso le seguenti gallerie: Galleria L’Ariete di Bologna, Galleria Blanchaert di Milano, Galleria Ammiraglio Acton di Milano, ecc.  

Giusy Armone

Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud, venerdi 19 maggio 2017


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