Il Papa in una piazza deserta. E il mondo intero su una barca.

Venerdì 27 Marzo 2020 20:25 di Adriana Guzzi

"Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?»

Matteo 8,23-27

 E' bene chiarire il principio fondamentale secondo cui il Capo della Chiesa Cattolica si è mosso oggi sotto gli occhi del mondo: Quello spirituale.

Ed è altrettanto vitale  comprendere che per farlo abbia scelto uno dei passi più significativi del Vangelo, intriso di tutto ciò scuote le coscienze di ognuno in un momento che nessuno avrebbe  mai creduto di vivere.

Una piazza deserta, assordante nel suo silenzio.

Una visione apocalittica quella in cui il leader della fede mondiale, sale sommessamente le scale per pregare su tutti, ma è solo.

Sembra entrare in ogni casa così, solo e provato, quasi in sordina.

Ma è quando sale sulla barca che la potenza del suo messaggio si apre a chiunque lo stia ascoltando.

Su quella barca, piccola e fragile ci siamo tutti, ci entriamo tutti.

Non siamo in mare aperto, ma fra due sponde.

La sponda di dove eravamo e quella del dove approderemo.

E' qui, nel mezzo tra queste due sponde, che si alza la tempesta peggiore: la paura.

Soffiano fortissimi i venti dello scoraggiamento, ci bagna l'idifferenza dell'altro e la nebbia è così fitta che non siamo certi di vederla più quella riva.

Nè quella da cui siamo partiti, nè quella in cui saremmo diretti. Siamo nel mezzo, al buio, sballottati dalle maree.

E sembra di riviverlo quel grido dei discepoli, in quella notte oscura, che chiede al figlio di Dio di salvarli,  quasi increduli su come facesse Gesù a dormire durante la tempesta più grande.

Il Papa ci ha portato su una barca in cui una sola cosa accomuna tutti: lo smarrimento. 

 

E ci rivediamo tutti, almeno una volta, davanti ad immagini inspiegabili, chiederci:PERCHE'?

Perchè assistiamo inermi alla tempesta e nessuno sembra poter fare nulla?

Prega il Papa, che si ostina a credere.

Supplica: "Svegliati Signore!'", "non lasciarci in balia della tempesta" perchè lui sa che su ogni barca quel che conta è l'equipaggio, ma la rotta la conosce il capitano.  

Che bisogna, costretti negli spazi stretti di una scialuppa, trovare un modo nuovo di abbracciarsi. Che se le onde si alzano, ci vuole forza per resistere e la forza si può sommare, perfino condividere.

E si può ancora stringere le mani che non possiamo tendere per catturare il coraggio, la speranza e la fiducia da donare agli altri.

E mentre la nebbia si dirada, nell'isolamento delle nostre case, e nella vista di quella piazza, un'altra immagine straordinaria, trabocca dalla voce di Bergoglio: "Ognuno abbracci la sua croce."

E non è il fardello dell'epidemia da accettare quello di cui parla, ma della gioia che ci è posta oltre il Golgota.

La liberazione dal male, la salvezza , quella forza che mosse ogni passo di Gesù con quel legno addosso fino in cima. Ma perfino lui, non lo fece solo. Perfino la Croce del Cristo non potè essere portata da lui solo, aiutato da un criminale. Perchè il dolore non fa distinzioni.

Ora, mentre l'altra sponda si intravede, il capitano zittirà i venti.  Il Dio di ognuno risponderà ai cuori di coloro che credono, perchè chiunque ha un dio. Non vi illudete, nessuno attraversa la sponda da solo, nessuno crede in niente. Se cercate bene, in questo tempo di calma dal mondo troverete il vostro dio.

E forse, il senso che Papa Francesco si augura per questo tempo, sta proprio in questo:riflettere in chi o cosa abbiamo creduto e scegliere chi o cosa seguire.

Perchè l'altra sponda arriverà, ma non è detto che su quella barca non bisognerà salirci ancora. E che un'altra tempesta dovrà essere placata.

E' una frase, di Alessandro Magno, quella che ho in mente ora, su chi seguire :

 

“Io non ho paura di un esercito di leoni, se sono condotti da una pecora. Io temo un esercito di pecore, se sono condotte da un leone.”

E' una speranza, su tutte.

Che ognuno vinca la tempesta più forte: quella che imperversa dentro, molto dentro le mura di Casa.

 

 


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