Giardini delle Esperidi 2019 Una luce sui luoghi e sulle comunità, un bene comune

Giovedì 22 Agosto 2019 19:00 di Redazione WebOggi.it

Giardini delle Esperidi 2019

Una luce sui luoghi e sulle comunità, un bene comune

 

Giardini delle Esperidiè arrivato alla fine di un lungo percorso. In cinque anni ha raccolto comunità diverse in luoghi non convenzionali attraverso le arti, lo studio, la cultura come unico strumento possibile per un nuovo risveglio e un nuovo racconto della Calabria.
Non solo evento classico, non un palco, una platea e un pubblico, ma un format nuovo in grado di avvicinare le persone ai luoghi.
Un laboratorio di formazione delle coscienze all’insegna del senso di comunitàe della costruzione di una rete possibile nelle aree interne solo se “insieme”.
“Insieme” è infatti una parola che ricorre sempre durante i giorni del festival e anche in quest’edizione ha fatto da protagonista. In linea con gli obiettivi regionali Giardini delle Esperidi ha raggruppato diverse professionalità locali, avvalendosi di uno staff che proviene quasi completamente da Zagarise, soggetto capofila di questo progetto. Un evento che dopo anni di lavoro si è confermato sempre in cammino, capace di ascoltare le esigenze di intrattenimento culturale delle varie comunità che ha incontrato.
Durante questa edizione, per volontà del direttore artistico Maria Faragò, il festival ha fatto sentire la sua voce dal mare alla montagna, da Sellia Marina a  Villaggio Mancuso. Dopo aver riportato alla memoria degli abitanti diversi luoghi in questi anni (una fonte, un antico opificio, le Timpe Rosse), questo 2019 è stato dedicato a Villaggio Mancuso, sin dalla sua nascita meta del turismo d’élite proveniente da ogni parte d’Italia e in particolare all’Albergo delle Fate, ormai in disuso ma che per decenni ha rappresentato l’eccellenza della ricettività montana calabrese e che conserva ancora nella sua possente architettura nordica e nei suoi interni rimasti pressoché intatti, i tratti di un’antica gloria che gli ospiti di Giardini delle Esperidi hanno potuto riscoprire. Un videomapping di qualche minuto, realizzato dal regista e videomaker Enrico Pulice, ne ha proiettato la storia direttamente sulla sua facciata, in una serata di rievocazione che ha emozionato quanti sentono il grande Albergo Parco delle Fate come luogo identitario. Proprio qui gli ospiti del Festival Andrea Di Consoli, Mauro Francesco Minervino, Francesco Bevilacqua, Eliana Iorfida hanno discusso di narrazione calabrese in Calabria e fuori, di Grand Tour, di George Gissing e Norman Douglas, i numi protettori di Giardini delle Esperidi Festival, da cui nasce l’ispirazione per un nuovo modo di guardare alla nostra Terra, con occhio esterno e vergine, “uscendo fuori di noi per migliorare noi stessi” come il direttore artistico ha più volte affermato.
Sempre in questo luogo magico e pieno di energia si sono esibiti gli artisti Caterina Pontrandolfoe Rodolfo Medina in “Fantasia a due”, performance creativa ricca di riferimenti letterari e l’artista Daniela Ippolito che con la sua arpa e con una potentissima voce ha messo a nudo le storie di donne outsider, perseguitate, omicide, possedute.
Battendo Villaggio Mancuso palmo a palmo, Giardini delle Esperidi ha raggiunto il Centro Visite Monaco, parco naturale di incomparabile bellezza, da molti considerato il luogo più suggestivo della zona, dove lo scrittore Davide Cerullo ha potuto raccontare uno dei luoghi d’Italia che ha bisogno urgentemente di un diverso racconto, Scampia. Dalla sua voce i visitatori hanno ascoltato i vicoli della criminalità in una narrazione cruda e realista che fa sentire fuori luogo ogni fiction pluripremiata che inneggia alla camorra, nient’altro che “esperimenti pericolosi di chi a Scampia non c’è mai stato”. Nei romanzi di Cerullo, una profonda moralità, il segno di una speranza sempre presente, la fatica e il lavoro quotidiano per renderla vera.
E poi ancora la storia di Villaggio Mancuso e del suo costruttore, un intero luogo che fa parte della vita dei calabresi raccontato dall’architetto e studioso del territorio Salvatore Tozzo, in una lectio molto partecipata piena di spunti non solo storici ma sociali e architettonici. A suggellare la forza degli incontri le meditazioni qi-cong di Rosa Mauriello, il potere curativo del “qui e ora”. Sempre nell’anfiteatro del Centro Visite si è esibita la Compagnia TeatraleI Vacantusine “La cameriera brillante” di Goldoni per la regia di Imma Guarasci.
A fare da protagonisti in questa edizione di Giardini delle Esperidi, i boschi della Sila, che con le loro chiome e ombre hanno ospitato la performance di Antonio Pugliese “C’è un filo rosso nel bosco” che ha permesso ai visitatori del festival di entrare in contatto con la terra e con gli alberi attraverso un rito giapponese intriso di storia e leggenda. Sempre i boschi di Tirivolo (Zagarise) hanno ospitato l’appuntamento più atteso del festival,la passeggiata poetica di domenica 18 agosto che ha accolto visitatori da tutto il Sud Italia. Una passeggiata fatta dell’energia dei presenti, della poesia di Simone Francesco Mandarini, della musica di ricerca di Pierluigi Virelli in coppia con le percussioni di Spiff, musicista e cantante nigeriano, delle lezioni di etnobotanica di Carmine Lupia sulla biodiversità di un territorio unico al mondo, quello della Sila calabrese, con specie vegetali antichissime risalenti al periodo successivo alla glaciazione, del racconto dell’archeologo Francesco Cuteri sull’antico popolo dei boschi, sulle risorse naturali, in particolare la pece, che la nostra Sila forniva alla Magna Graecia e successivamente ai romani.

Una storia nuova  e solo di recente riscoperta e approfondita, quella delle popolazioni delle aree interne, spesso sottovalutate a favore della civiltà costiera.
I boschi, al contrario delle aree marine più battute dal turismo di massa, sono impenetrabili, difficili, insondabili, inespugnabili. Ed è su quello che si fonda una storia popolare, fatta di misteri e antiche credenze, che Giardini delle Esperidi 2019 in questa edizione ha voluto portare alla luce.
Apprezzatissima, all’ombra dei pini, la performance di Imma Guarasci e Emanuela Grillo liberamente tratta dal libro “Donne che corrono con i lupi” di Clarissa Pinkola Estès che ha suggellato il senso della riscoperta, del legame alla terra, in un progetto che è quasi completamente al femminile sin dalla sua nascita.
Con grande soddisfazione da parte del sindaco di Zagarise e dell’Amministrazione comunale il festival si è concluso proprio a Zagarise, dove ha preso il via cinque anni fa, prima con una lettura poetica nel Parco Botanico nel pomeriggio di lunedì 19 agosto e poi con un concerto dei Sabatum Quartet e una degustazione in piazza a cura di Anna Aloi che da anni guida la parte enogastronomica del panel con piatti e cibi prelibati realizzati dai ristoratori zagaritani, sempre nel rispetto delle eccellenze regionali. Giardini delle Esperidi insieme con Anna Aloi, volto noto della tv calabrese e il suo progetto “Identità Gusto Benessere A casa tua”, ha sempre considerato il cibo un elemento identitario, facendo attraverso di esso uno storytelling, uno studio sulle risorse preziose del territorio e un’esperienza multisensoriale.
Nel bilancio del direttore artistico Maria Faragò, “il festival ha rispettato i suoi propositi di diffusione della cultura nelle aree interne, di valorizzazione dei produttori e delle produzioni locali e, negli anni, ha preferito premiare le persone invece che le personalità di successo, gli artisti locali e la cultura calabrese, ha preferito valorizzare i luoghi invece che sfruttarli per uno scopo, nel segno della sua vocazione primaria, l’ecosostenibilità, fino ad arrivare all’edizione 2019, completamente plastic-free.
Un progetto senza barriere e senza pregiudizi che ha ascoltato la voce delle comunità oltre che farsi ascoltare, che ha acceso dei riflettori sui luoghi dimenticati. In fondo è ciò che la cultura può e deve fare, accendere un faro, offrire una nuova visione sul margine, sperando che diventi – come in questo caso – una prospettiva concreta. Un festival che con decine di migliaia di presenze in cinque anni è da considerare un prezioso bene comune”.

 

 

 

 


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