
Operazione Genesi: i ruoli degli indagati nel sistema di corruzione
Mercoledì 15 Gennaio 2020 19:00 di Redazione WebOggi.it
750 euro al mese, questo era lo stipendio che sarebbe stato corrisposto a Marco Pitrini, magistrato della Corte di Appello di Catanzaro da Emilio Santoro, ex dirigente dell'Asp di Cosenza per usufruire continuativamente di favoritismi nelle cause.
Insieme a Pitrini e Santoro, le misure cautelari eseguite stamattina a seguito di un'ordinanza emessa dal GIP del tribunale di Salerno su richiesta della DDA, hanno colpito altri 6 indagati accusati a vario titolo del reato di corruzione in atti giudiziari, in alcuni casi aggravato dall'art 416 bis del codice penale.
Dagli atti emerge un quadro sconfortante fatto di accordi e mazzette, servigi sessuali e stipendi veri e propri, tutto per piegare le sentenze al volere degli indagati, che seguivano ormai un modus operandi ben consolidato con al centro dell'ingranaggio il giudice Pitrini, secondo gli inquirenti in una condizione di indigenza economica cronica nonostante i "bonus" illeciti.
Luigi Falzetta e Emilio Santoro erano considerati i punti di riferimento sul territorio e proponevano soluzioni contando sull'appoggio di Petrini.
Francesco Saraco, avvocato del foro di Locri, finito in manette questa mattina, avrebbe agito ad esempio per far assolvere il padre Antonio e diminuire la pena a Maurizio Gallelli, entrambi appartenenti alla cosca di ndrangheta Gallace, Saraco, Gallelli ed entrambi coinvolti nel processo "Itaca Free Boat".
Pino Tursi Prato, ex consigliere regionale per il cui vitalizio si è mosso il sistema, sarebbe stato coinvolto anche come intermediario per raggiungere la presidente del colleggio giudicante nel processo Itaca Free Boat, la dottoressa De Franco, con un assegno di 100mila euro, utilizzando come tramite il marito Lorenzo Catizone, ex sindaco di Cosenza, consulente degli Occhiuto e del Governatore Mario Oliverio, ora nello staff della candidata Jole Santelli.
Un capitolo a parte dell'ordinanza è dedicata al rapporto tra il giudice Petrine e due avvocatesse: Maria, detta Marzia, Tassone, 33 anni di Davoli, da stamattina ai domiciliari, e Palma Spina, 44 anni di Catanzaro, indagata a piede libero, secondo gli inquirenti molto più che un semplice rapporto professionale. Tra il magistrato e le due avvocatesse serebbero intercorsi diversi rapporti sessuali (anche intercettati e ripresi durante le indagini) che secondo gli inquirenti erano la merce di scambio per ottenere informazioni e favoritismi nei processi.