Malasanità a Reggio, chiesti 50 anni di carcere per i medici

Giovedì 23 Maggio 2019 09:30 di Redazione WebOggi.it

Sono oltre 50 gli anni di carcere invocati dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’inchiesta “Malasanitas” che vede alla sbarra diversi medici dei reparti Ginecologia, Ostetricia, Neonatologia e Anestesia degli ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Secondo l’accusa vi sarebbe stato un vero e proprio “sistema” di copertura degli errori medici consumatisi nei reparti dell’ospedale reggino, attraverso la falsificazione delle cartelle cliniche dei pazienti. Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di falso ideologico e materiale, soppressione e occultamento di atti e di interruzione di gravidanza senza il consenso di una donna. Nel corso dell’operazione, eseguita nel 2016, diversi medici furono anche arrestati e posti ai domiciliari, mentre per altri, fra cui un’ostetrica, scattò la sospensione dalla professione medica. La pena più pesante, invocata dai sostituti procuratori Roberto Di Palma e Anna Maria Frustraci è per l’ex primario del Reparto, Pasquale Vadalà, per il quale sono stati chiesti 8 anni di reclusione. Per l’ex facente funzioni, Alessandro Tripodi, l’accusa ha chiesto 6 anni di reclusione. Pene severe sono state chieste anche per i ginecologi Filippo Saccà (4 anni), Daniela Manuzio (7 anni e 6 mesi), Antonella Musella (3 anni e 6 mesi); per la neonatologa Maria Concetta Maio (3 anni e 6 mesi); per gli anestesisti Luigi Grasso (4 anni) e Annibale Musitano (3 anni e 6 mesi). Due le richieste di “non doversi procedere” per prescrizione: si tratta di Roberto Peinnisi e Marcello Tripodi. Una sola richiesta di assoluzione, quella formulata nei riguardi di Mariangela Tomo.


Galleria Fotografica




Notizie più lette