F. Giovanni Fiore Da Cropani. Singolare figura della Calabria del XVII secolo

Domenica 26 Agosto 2018 11:56 di Redazione WebOggi.it

F. Giovanni Fiore Da Cropani. Singolare figura della Calabria del XVII secolo

 

di Franco Emilio Carlino

 

Appartenente per nascitaalla influente famiglia dei Fiore, titolare della Signoria di Cropani in ragione della Baronia,Giovanni Fiore da Cropani (CZ) (1622-1683), è da sempre ritenuto dalla storiografia accreditata,il più importante storico che la Calabria abbia avuto nel XVII secolo. È a lui, infatti, che si deve gratitudine se oggi, attraverso la sua imponente opera Della Calabria illustrata, siamo nelle condizioni di beneficiare di molte informazioni sul passato della nostra regione riguardanti il profilo geografico, fisico, geologico, umano, storico attraverso la presentazione delle colonie, i municipi, le fortezze, le città, i monasteri, i variegati territori, le acque, gli animali, i boschi, le attività, le popolazioni, i documenti che richiamano il profilo biografico di numerose figure illustri, come martiri, pontefici, abbati, confessori, servi di Dio, vergini, vescovi, religiosi, insieme al Martirologio di Calabria oltre che a indispensabili indicazioni sulle molte vicende che accompagnarono quella difficile stagione storica per l’intera Calabria.

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A riguardo, pertanto, si può affermare che il frate dei Minori Cappuccini di Cropani raccolse una pesante eredità storica e letteraria avviata nel secolo precedente da due autorevoli confratelli e conterranei che, solo per una questione anagrafica, lo avevano anticipato in quella che può essere definitala svolta culturale compiuta daidue sacerdoti calabresi Gabriele Barrio (1506-1577) di Francica (VV),dell'Ordine dei Minimi,al quale si deve la prima storia della Calabria con l’opera:De antiquitate et situ Calabriae. Libri quinque,Romae: apud Iosephum de Angelis, 1571, la cui traduzione italiana di Erasmo A. Mancuso, Antichità e luoghi della Calabria è stata pubblicata a Cosenza dalla Casa Editrice Brenner nel 1979,e Girolamo Marafioti (1567-1626), di Polistena (RC),facente parte dell'Ordine dei Frati Minori, che ne continuò in maniera naturale il percorso con la sua opera: Croniche et antichità di Calabria. Conforme all'ordine de' testi greco, & latino, raccolte da' più famosi scrittori antichi, & moderni ..., Padova, Ad instanza de gl'Uniti, 1601, pure essa in cinque libri, la cui prima ristampa anastatica risale al 1975 e quella successiva al 1981 grazie all’editore Arnaldo Forni.

Maoltre ad essere unaccorto ricercatore e scrittore,chi era veramenteGiovanni Fiore da Cropani?

Come scriveva Vito Capialbi (1790-1853) di Monteleone (VV), altro storico, letterato e archeologo calabrese nella Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, ornata de’ loro rispettivi ritratti, Tomo Nono, curata da Domenico Martuscelli e stampata da Nicola Gervasi, in Napoli nel 1822, “il  Giovanni Fiore nacque nella terra di Cropani a' 5 Giugno 1622; ed abbandonò all'età di sedici anni le domestiche mura per indossare le ruvide lane Cappuccine”.

Nel 1638, Giovanni Fiore entrò a far parte dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini.Un ordine religioso francescano, cui la primitiva regola ordinava la povertà non solo del singolo frate, costretto a rinunciare ai propri averi, ma di tutta la comunità, di modo che gli unici mezzi di sostentamento fossero il lavoro personale e l’elemosina dei fedeli, praticata attraverso la cosiddetta questua con la quale si raccoglieva cibo e quant’altro secondo la pratica religiosa del pentimento.

“Compito il noviziato,e divenuto professo-ci ricorda ancora il Capialbi-s' incamminò agli studi sotto la scorta di valenti Maestri, e con spezialità del famigerato nella sua Riforma F. Bernardo da Reggio. Buona intelligenza, ed applicazione non interrotta lo fecero molto progredire nelle, scienze umane, e divine, e nelle belle lettere; onde fatto Sacerdote (1645), e dietro rigoroso esame approvato Lettore fu spedito al convento di Stilo col duplice impiego della lettura, e della Guardiania. Non aveva ancor terminato il corso solito delle Lezioni, che venne scelto Definitore, e poscia confermato per più trienni Guardiano, […] Custode anche pe' Capitoli Generali fu nominato […] Ministro Provinciale della Provincia di Reggio, che governò per un quadriennio dal 1665 al 1669”.

Qualche anno più tardi, per scrupolosità nel 1671, dall’alloraF. Stefano da Cesena, Generale dei Cappuccini, fu chiamato a ricoprire la veste di Commissario Generale della Provincia di Palermo.

Il comportamento nell’espletamento delle diverse funzioni rivestitegli procurarono ringraziamenti ed encomi e l’approvazione senza riserva da parte dei membri della sua confraternita. Per meriti acquisiti nel suo servizio, nel 1682, fu incaricato come responsabile generale della Provincia di Otranto. Ufficio, però, che rifiutò allo scopo di trascorrere serenamente l’ultimo tratto della sua vita immerso fra i libri e concentrato nello studio e nella ricerca. Rinchiuso nelle spoglie mura della sua cella, il Fiore iniziò, senza risparmiarsi, a compilare la sua ragguardevole opera, oggi a disposizione per l’appagamento di quanti hanno interesse a misurarsi con l’indagine storica. Un’opera postuma in tre volumi dati alle stampe rispettivamente il primo nel 1691, il secondo nel 1743 ed il terzo nel 1977 grazie all’esistenza e al ritrovamento dialcuni manoscrittie che oggi, in tre Tomi, col titolo:Giovanni Fiore da Cropani, Della Calabria illustrata,a cura di Uldericò Nisticò, riproposta dalla casa Editrice calabrese Rubbettino, di Soveria Mannelli,racchiude la storiografia della Calabria fino al XVII secolo, secondo un’accurata ricerca critica e una ricostruzione ordinata degli eventi. Inoltre, la fatica del Fiore e la sua tenacia ci vengono indirettamente confermate dalle diverse opere compilate.A occuparsi della biografia del Fiore oltre al Capialbi furono in tanti tra cui mi piace ricordare lo storico e studioso cosentino Luigi Accattatis (1838-1916).Esperto di lessico e autore del vocabolario dialettale calabrese, nella sua opera:Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie,pp. 251—254, Vol. 2,Tipografia Municipale, Cosenza, 1870,stampataanche dalle tipografie (Redenzione, Migliaccio) e di cui esiste anche la ristampa anastatica di A. Forni, 1977, riportò integralmente la biografia del Fiore composta dal Capialbi, alla quale aggiunse alcune sue note di precisazione.In relazione al secondo volume del Fiore,il Capialbi sosteneva la presenza di alcuni supplementidi F. Domenico da Badolato, che ne curò la pubblicazione. Secondo l’Accattatis, invece, “Fra Domenico da Badolato protrasse l'opera del Fiore dal 1683 al 1743; ma chi procuronne la stampa, la corresse, la sorvegliò, vi aggiunse anche qualche cosa di suo, fu il P. Ilarione da Feroleto, visitatore generale de‘ Cappuccini nella provincia di Napoli. Ciò appare dalla dedica e prefazione del libro”.

In chiusura, dunque, si può essenzialmentesostenere che nell’opera del Fiore, come del resto rileva lo stesso Capialbi, molte sono le cose che scaturiscono dalla saggezza e dalla scrupolosità utilizzata nella elaborazione del testo.Tuttavia, afferma nel suo argomentare, non si può evitare di mascherare certenote di disappunto rilevate da alcuni autori riguardo alla stessa opera come fecero l'Antonini, il Soria, il Mongitore, ed altri, ai quali non piacquero alcuni convincimenti del Fiore; opinioni che forse avrebbero richiesto una maggiore analisi, tanto in rapporto alla Corografia, che alla Storia, ed alla Biografia, e chepiù di ogni altra cosasostennero che il Fiore si lasciò facilmente influenzare dalla personalità del Marafioti, il quale  -riporta il Capialbi- “spesso cita scrittori ideali in conferma delle sue opinioni”. Verso tale aspetto, interessante si dimostra il pensiero dell’Accattatis in favore del Fiore, che dopo aver analizzato le differenti opinioni degli autori sull’opera, in una sua successiva nota ricorda l’imparzialità del Soria, per aver scritto che il Fiore pur muovendosi sulle orme del Barrio e del Marafioti, allo stesso modo “apre bene spesso gli occhi sui falli di costoro, e dice una quantità di buone cose, le quali farebbero miglior effetto se fossero più ristrette e bene allegate”. Diverse, invece, sono le opinioni del Zavarroni e del Signorelli che definiscono il lavoro del Fiore utile “materiale a chi con più ordine, precisione e nitidezza sapesse imprendere la storia delle calabre regioni” e del Leoni che osa definirel’opera del Fiore un “miscuglio indigesto di cose sognate, fantasie ed immaginazioni, che rendono ben perduto colui che voglia crederle” provocando la reazione dell’Accattatische così glireplicò: “Ah, signor Leoni, voi non avreste dovuto giudicare senza leggere! Credeste forse, che nell‘arringo di storico non vi fosse bastata la gloria di aver saputo con miglior ordine, e più saggiamente de’ vostri precursori dettare i vostri dotti Studi? Incolpatene i secoli che non vi fecero nascere prima e forse più inventore de‘ predecessori vostri. Chi sa se il progresso della critica non dirà di voi quel tanto, che vi piace apporre al Fiore?”.

Il Fiore, al quale con deferenza fu riconosciuto il suo valore, morì nel Convento di Cropani il 5 dicembre 1683, nella cui chiesa riposano le sue spoglie.

 


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