
Essere bravi è una colpa?
Giovedì 11 Luglio 2019 18:30 di Isabella Pesce
No, essere bravi, talentuosi, belli, intelligenti, non è e non può essere una colpa.
Sembra un’ovvietà, ma alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno tirato nella polemica alcuni studenti delle scuole medie di Catanzaro, proprio i più bravi, ribadire il concetto potrebbe aiutare nell’ardua impresa di guardare gli accadimenti da un’altra prospettiva.
I fatti: Tutto nasce da un articolo di Catanzaro Informa, nota testata giornalistica cittadina, che pubblica i nomi dei ragazzi che hanno conseguito i risultati migliori agli scrutini di terza media.
Il Codacons, nella sua consueta attività di monitoraggio verso ciò che coinvolge gli utenti, minori e non, e con un’attenzione che ha consentito di combattere battaglie significative, obietta alla scelta editoriale chiamando in causa il Garante dei minori.
Garante che proprio stamattina si è espresso circa l’inammissibilità del ricorso chiesto dal Codacons, come abbiamo riportato qui.
Questione chiusa quindi?
Nei fatti sì, ma le riflessioni a cui la vicenda ha portato, sui social, sulla stampa, come per strada, danno un quadro chiaro di come la gratificazione di un merito sia più spesso seguita da accuse che da complimenti.
Una cultura arcaica, questa, che sembra inghiottire la Calabria quando si parla di talenti, considerato che articoli del genere, nel resto d’Italia, sono passati assolutamente nella tranquillità generale.
Un finto egualitarismo che fa a pugni con la millantata meritocrazia che tutti su carta si augurano, ma che sono pronti a seppellire al grido: “Se gioca titolare quel bambino allora anche mio figlio deve scendere in campo”. No, perché magari l’altro è più bravo di tuo figlio che, ad ogni modo, è giusto che si alleni, si diverta, si impegni per migliorare e riconosca serenamente che c’è qualcuno più bravo di lui.
Perché c’è sempre qualcuno più bravo, fosse anche dall’altra parte del mondo.
Dalle scuole calcio, alla didattica, ai concorsi canori o di bellezza, le scene che ha immaginato il Codacons esistono, è vero.
I genitori invasati che spingono i propri figli ad obiettivi magari irraggiungibili appellandosi a discorsi di eguaglianza, delicatezza verso i ragazzi, facendo ferro e fuoco con le istituzioni, ci sono.
Ma la soluzione non può essere eliminare la competizione, eliminare i meriti e i demeriti.
L’esempio che dovrebbero dare gli adulti è l’educazione ad una sana competizione, che non è qualcosa da rifuggire perché dobbiamo essere tutti uguali, ma è uno stimolo a fare sempre meglio, è un legittimo riconoscimento del proprio impegno.
L’eguaglianza ideale e utopica dovrebbe essere nelle condizioni di partenza, tra l'altro, l’arrivo lo dovrebbe decidere il talento.
Non è invidia sociale quella che ho sentito serpeggiare negli ultimi giorni a proposito di legittimità o meno della suddetta pubblicazione, ma spesso è il fanatismo della morigeratezza, dell’eccessiva modestia, dell' automortificazione a far agire come se essere bravi fosse una colpa, a guardare l’altro, se bravo, con un pizzico di sospetto.
Sospetto quando non è violenza. Ed ha ragione il Codacons quando ipotizza atti di bullismo per i “piccoli genietti” di Catanzaro (anche se rispetto a 10 anni fa le attuali generazioni mi sembrano più furbe di così). Ma la soluzione può mai essere nascondere i 10 e lode?
Può un buon padre di famiglia consigliare al figlio di essere un asino a scuola per non essere bullizzato?
Ètutto diseducativo così, da ogni lato lo si guardi.
Grati a Codacons per l’attività di sorveglianza che svolge e all'Avvocato Di Lieto, sempre attento a ciò che accade sul territorio e a stanare l'"inghippo" prima ancora che accada, questa volta si può dire, senza timore di essere smentiti, che è stata una premura eccessiva, ma magari utile a rimarcare concetti che non devono perdersi e che anzi possono portare verso quella famosa "altra prospettiva".
Potrebbe essere quella di stilare classifiche in ogni ambito, dagli ospedali, ai supermercati, agli uffici pubblici.
In ogni campionato un podio, senza premi di denaro, ma con in palio una sana, onesta, gratificazione personale e pubblica.
Essere i primi, i più bravi, i più intelligenti, anche in Calabria deve diventare un valore aggiunto e non un’onta da lavare con l'autoflagellazione.