Quando il fair play non lo "veste" il Presidente.

Domenica 13 Ottobre 2019 09:31 di Redazione WebOggi.it

L’ultima trovata di marketing del presidente della Reggina Gallo è stato indossare, alla fine di una splendida partita in campo e sugli spalti, una maglia amaranto con la scritta: "lavati i pedi e va curcati" . La frase, alquanto volgare, ha varie interpretazioni. Una di queste, rivela una nota di discriminazione razziale. Infatti, "lavati i pedi" si usa in gergo dialettale per persone sporche  o che abitualmente non si lavano. Nell'uso comune è una terminologia  spesso attribuita a un popolo brutto e sporco, i barbari di un tempo ad esempio o. nell’era contemporanea, ai  clochard . 

Una frase a dir poco infelice, che se fosse stata scritta su uno striscione in curva, gli autori sarebbero stati diffidati per almeno tre anni senza tanti complimenti, con l’avvallo della stampa e dell’opinione pubblica. 

Se si fa un coro anche velatamente razzista in Italia,  i Prefetti ed i Questori giustamente chiudono le curve , se un conduttore tv dichiara che ci vogliono dieci banane per fermare Lukaku e spiega ampiamente il concetto che voleva esprimere facendo un complimento al giocatore viene licenziato in tronco, se un tifoso della Roma fa apprezzamenti su Jesus giocatore della stessa squadra per cui tifa sui social è soggetto al daspo e non si contano i giusti provvedimenti su cori striscioni ecc 

Il gesto del presidente Gallo risulta ancora più grave visto  il ruolo che ricopre, perché può oggettivamente generare incidenti tra due tifoserie che si rispettano e non vanno oltre i limiti, ma soprattutto insinua il seme dell’odio che il mondo del calcio finalmente sta iniziando seriamente a combattere. 

La domanda viene spontanea dunque:cosa faranno il prefetto ed il Questore di Reggio Calabria con il presidente Gallo per la sua ultima trovata ? 

Cosa farà la lega calcio serie C? 

Cosa farà la FIGC nazionale ? 

Si continueranno a punire solo i tifosi o si inizierà ad alzare il livello della battaglia culturale?

Ai posteri, speriamo neanche troppo, l'ardua sentenza. E ci si augura che a chi dovrebbe indossare i panni dell'esempio si ricordi con rigore che vestire fair play è molto più nobile di una triste maglietta con sorrisone allegato. 


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