Una coraggiosa esecuzione della “Via Crucis” di Antonio Galanti al Cilea di Reggio Calabria (GALLERY)
Sabato 30 Marzo 2019 19:15 di Redazione WebOggi.it
Ieri, venerdì 29 marzo 2019, è stata eseguita, in prima assoluta, presso il Teatro Cilea di Reggio Calabria, la “Via Crucis”, oratorio per soli, coro e orchestra con musica di Antonio Galanti e drammaturgia e testi dei Padri della Chiesa curati da Domenico Gatto. Quest’importante appuntamento del programma della stagione 2018-2019 del “Rhegium Opera Musica Festival”, sezione “Classica Mediterranea” promossa dall’Orchestra del Teatro Cilea e dal Coro Lirica Cilea, è stato dedicato a don Gaetano Cosentino, mancato nel 2011.
Un oratorio capace di immergere il pubblico nel dramma della crocifissione, morte e resurrezione del Cristo, ben interpretato da Francesca Romana Tiddi, Sara Intagliata, Sofia Janelidze e Davide Ruberti, e da un intenso Simón Orfila, grande basso-baritono a livello internazionale nel ruolo di Cristo.
Attenta e precisa la direzione del Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli che ha saputo guidare l’Orchestra del Teatro Cilea, questa volta alle prese con una partitura contemporanea particolarmente complessa. Buona anche la prestazione del Coro lirico Cilea che ha ben sostenuto i solosti.
“Indubbiamente l’oratorio del M. Galanti è un’opera innovativa e coraggiosa per il 2019. Vi è l’evidente volontà di proporre una composizione che sicuramente è contemporanea, ma non eccessivamente spinta, poiché cerca, in qualche modo, di ricollegarsi con tutta la tradizione sacra della musica italiana, dando un sapore di continuità a tutto l’oratorio. Frequente è infatti il ricorso ai melismi affidati alla voce dell’angelo mentre i temi del Cristo ricordano il canto gregoriano. All’orchestra è affidato un ruolo sicuramente diverso da quello proposto dalle normali composizioni sacre proprio perché l’idea è quella di creare piani differenti che si incontrano e si scontrano insieme.
Questa continua ripetitività dei temi del coro pare quasi invitare le persone a partecipare al viaggio che arriva poi alla resurrezione: questo, a mio avviso, è un aspetto molto importante. Il pubblico che viene a sentirsi questo oratorio, difatti, ci viene con l’idea di partecipare, anzi deve parteciparvi in quanto si trova a essere coinvolto in un vero e proprio percorso che accompagna lo spettatore dall’inizio - la morte di Gesù - alla Sua resurrezione. Alcuni elementi, dopo un po’, aiutano lo spettatore a partecipare, a prendervi parte e quindi ad arrivare al momento della risoluzione finale, la resurrezione, dove ovviamente vi è un apporto corale molto più preponderante, dove si può riscontrare un “tutti” diciamo complessivo, in cui l’orchestra cambia radicalmente e diventa molto più presente per celebrare il momento culmine dell’anno liturgico e probabilmente di tutta l’esegesi cattolica."