Questa sera al Comunale "Il Misantropo" con Giulio Scarpati e Valeria Solarino

Domenica 03 Febbraio 2019 18:15 di Redazione WebOggi.it

A metà tra commedia e tragedia, il Misantropo, testo tra i più celebri di Molière, è la modernissima istantanea di un rapporto quanto mai attuale, tra un uomo e una donna, Alceste e Celimene, che potrebbero essere me, te, noi, tutti. Lei, regina dei salotti più mondani, lui, il suo completo opposto. E' la storia di un amore folle e impossibile per via delle masochistiche briglie sociali che, oggi come allora, finiscono per inficiare il sentimento e rendere amaro quello che dovrebbe essere il più dolce dei piaceri.

Con Giulio Scarpati e Valeria Solarino, regia di Nora Venturini, traduzione di Cesare Garboli, produzione "Gli Ipocriti", "Il Misantropo" così come andrà in scena al teatro comunale di Catanzaro conta anche sulla presenza in scena di alcuni ottimi attori emergenti e non del panorama nazionale.

Tra questi, il catanzarese Mauro Lamanna, conosciuto ormai oltre i confini regionali per il suo strabordante talento.

Lo spettacolo rientra nel cartellone della Stagione Teatrale di Prosa 2018/19 del Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, come già noto alle cronache stagione ospitata dal teatro Comunale di Catanzaro.

Con le scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Marianna Carbone, luci di Raffaele Perin e musiche Marco Schiavoni, "Il Misantropo" vi aspetta alle 21 questa sera.

a.t.

 


Note di Regia:

“Il Misantropo è la storia di un uomo che vuole avere un incontro decisivo con la donna che ama e che alla fine di un’intera giornata non ci è ancora riuscito.”
Le parole con cui Louis Jouvet riassumeva il capolavoro di Molière, quando le ho lette per la prima volta, mi hanno fatto sorridere, interpretandole come una battuta ironica del grande uomo di teatro. In realtà colgono un elemento niente affatto riduttivo e spesso trascurato o messo in ombra a favore del tema politico dell’uomo onesto e sincero in lotta contro la corruzione e l’ipocrisia della società. L’aspetto privato, in questo capolavoro che si muove sempre in equilibrio tra commedia e tragedia, è altrettanto importante dal punto di vista teatrale, di quello sociale, perché ne evidenzia il fattore umano, e dalla corte del re Sole lo porta dritto a noi. Nella sua urgenza di parlare con Célimène, che gli sfugge e evita il confronto, nel suo bisogno di chiarirsi, di fare piazza pulita di ogni ambiguità, Alceste è un personaggio estremamente moderno. È un uomo che in modo vagamente masochista si ostina ad amare la donna sbagliata, quella che è il suo opposto in tutto, nello stile di vita, nella visione etica, nel senso dell’amicizia e dei rapporti sociali. E lo stesso vale per Celimene nei confronti di Alceste, quando dichiara di preferirlo agli altri pretendenti. È proprio la loro differenza la molla che li spinge uno verso l’altra: signora dei salotti lei, mondanamente attorniata dalla sua corte, intellettuale duro e puro lui, rigido negli scontri filosofici con l’amico Filinte, così assoluto da apparire eroico, e nello stesso tempo ridicolo.
Attorno a loro, a raccontarci il mondo che Alceste detesta e Celimene padroneggia, un carosello di prototipi umani, parodie attualissime dei vizi e dei difetti dell’alta società.
Allora se Alceste è “nostro contemporaneo” nella sua indignazione impotente e donchisciottesca contro la falsità e la corruzione, sono “nostri contemporanei”, tragici e comici insieme, anche Alceste e Celimene come coppia sentimentalmente impossibile: non si capiscono ma si amano, si sfuggono ma si cercano, si detestano ma si desiderano. Sono un uomo e una donna di oggi, con torti e ragioni equamente distribuiti, protervi nel non cedere alle richieste dell’altro, non disposti a rinunciare alle proprie scelte di vita, in perenne conflitto tra loro. Nei loro difetti possiamo a turno ritrovarci e riconoscerci; e ne ridiamo, guardandoci allo specchio. Due protagonisti di una commedia amara in cui non è previsto l’happy end.


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