Russo sul caso Battisti: "Fondamentale interrogarsi sulla funzione della pena"

Lunedì 14 Gennaio 2019 20:15 di Redazione WebOggi.it
“Ho letto molti commenti sui social e alcuni articoli sul caso Cesare Battisti, che in questi giorni ha riportato l’Italia agli anni di piombo. In tanti hanno scritto sulla vicenda, da politici a professori universitari, tutti comunque pronti a dare un contributo secondo il proprio punto di vista politico, sociale ed umano. Che Battisti debba scontare la sua pena credo sia un dato di fatto oggettivo ed inconfutabile, che Battisti sia un criminale credo che nessuno possa metterlo in dubbio. Ciò che va approfondito è sicuramente, come qualcuno ha scritto, la funzione della pena, da un lato, e dall’altro l’aspetto relativo a decine e decine di terroristi di quegli anni ancora in libertà e che hanno avuto ruoli molto più importanti."
Così si legge nella nota di Danilo Russo (Catanzaro da Vivere)
"Noi ragazzi nati negli anni ottanta possiamo solo leggere il terrore degli anni di piombo o vedere qualche documentario e qualche report, proprio per questo motivo non mi dilungherò in sterili commenti sulla soddisfazione per un arresto che rende giustizia al popolo italiano ed a tutte quelle famiglie che hanno perso i propri cari per colpa di ideologie estremiste. La domanda che mi sono posto dopo aver letto alcuni articoli è: Cesare Battisti può essere recuperato, rieducato? 
In questa riflessione ho cercato di catapultare la storia di Battisti, le esperienze da lui vissute ed il suo approccio alle infauste vicende che lo hanno visto protagonista negli anni settanta, la sua latitanza, per poi formulare un’ipotesi. La sanzione penale è (non sempre ormai) una sofferenza, viene commisurata per ristabilire l’equilibrio infranto dal reato. Il dibattito sull’applicazione della pena (non mi riferisco al caso specific ), però, anche in questo caso diventa un campo troppo vasto in cui impelagarsi, anche perché le tante teorie non permetterebbero comunque di trovare un punto univoco.
In quest’ottica vanno considerate le funzioni della pena che ovviamente sono molteplici, tra queste la funzione di emenda, ovvero di riabilitazione del condannato. Questa funzione ruota su due principi fondamentali: quelli di rieducazione e di reinserimento sociale del condannato come sancito dall’art.27 della nostra Costituzione. Questa mia affermazione apre ad un’aspra critica sul sistema carcerario italiano e sulla necessità di una riforma profonda del processo penale che non ho intenzione, per ovvi motivi, di trattare in questo articolo.
Il percorso rieducativo di un soggetto è sicuramente arduo e comporta inevitabilmente un impegno da parte dello Stato. La buona riuscita di questa fase è fondamentale per poter pensare successivamente di reinserire il soggetto nella società civile all’interno di un percorso “ad hoc”. Ma oggi questa ipotesi diventa solo mera teoria, poiché la mancanza di strutture idonee e di supporti rendono impossibile ogni azione, facendo prevalere un diritto penale che predilige la funzione specialpreventiva, specie in un soggetto che per oltre 40 anni è stato latitante. Battisti con la sua latitanza ha posto in essere un comportamento in linea con il resto della sua vita, non dimentichiamoci che la latitanza è comunque un reato, quindi non si può considerare il latitante alla stregua di chi, a causa del mal funzionamento della giustizia italiana, si vede rimbalzare per anni ed anni un processo nei vari gradi di giudizio. Il latitante, sebbene dopo 40 anni sia di fatto un soggetto diverso, non ha fatto nulla per tramutare la sua condizione di condannato, trascinando con se la colpa di quei crimini per decenni”. 

 


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