Legge doppia preferenza - Il commento delle donne di UDI Catanzaro, Laureana e Reggio Calabria

Mercoledì 17 Aprile 2019 20:00 di Redazione WebOggi.it

Lunedì 15 Aprile 2019, l’Assemblea regionale della Calabria ha discusso e votato la proposta di Legge n. 31/10 relativa a “Promozione della parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive regionali “.
 
Nello stesso titolo della misura - si legge nella nota congiunta di UDI Calabria: Catanzaro, Laureana e Reggio -  risultavano già presenti le ragioni di democrazia e civiltà giuridica che tutta l’Assemblea avrebbe dovuto sostenere. Così non è stato infatti la proposta è stata bocciata.
 
Considerato che la  risoluzione adottata è in aperto contrasto con gli artt. 3;  51;  117 della Costituzione;  con la Legge n.215/12, alla quale si sono uniformati molti Comuni calabresi;  con lo Statuto della Regione Calabria art. 38 e novellato art. 35; con la maggior parte degli Statuti regionali e degli Enti locali; con la Giurisprudenza europea, noi donne delle UDI calabresi denunciamo che l’Assemblea regionale della Calabria, con la bocciatura della proposta di Legge n. 31/10, abbia violato i principi di uguaglianza formale e sostanziale previsti dalla Costituzione e abbia scritto non solo una pagina di inciviltà giuridica, ma abbia esternato tutta la pavidità di un potere patriarcale e sessista nei confronti della realizzazione di una democrazia paritaria,  nella quale le donne possono rappresentare un punto di vista inclusivo di istanze molteplici. A noi donne risulta chiaro che il disconoscimento della dimensione della differenza costituisce la migliore base per forme di gestione autoritaria, uniformizzante della convivenza che non prevede alterità di pensiero.
 
La violenza che noi donne subiamo non è solo quella sessuale, ma anche quella esercitata dal patriarcato delle Istituzioni che ci cancella e che si arroga il diritto di riassumere le nostre idee, i nostri bisogni e i nostri desideri, che non prevede dialettica per potere conformare ogni fattore di mutamento sulla misura dell’Uno, del Patriarca che gestisce la res pubblica come cosa privata.
 
Nel giorno della discussione della proposta della suddetta legge, l’intolleranza verso la sola presenza delle donne è stata subita da tante di noi, alle quali inizialmente è stato negato l’accesso alla sede del Consiglio regionale, casa nostra, di tutte e tutti, e solo dopo una rumorosa e gioiosa presenza, è stato “concesso” l’ingresso nella sala Giuditta Levato per assistere in video a squisiti ed ipocriti tecnicismi che avevano quale scopo finale e storico: escludere le donne dai luoghi delle decisioni pubbliche.
 
Nessuna risoluzione normativa ci piega anzi, certamente, ci renderà ancor più vigili e determinate.


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