Addio ad un artista catanzarese: Omar Fedhan

Lunedì 30 Luglio 2018 14:35 di Redazione WebOggi.it

Omar Fedhan, l'eclettico pittore libanese non è più. È  stato uno degli artisti più rappresentativi che sin dal 1957 ha operato in Italia in stretto contatto con i grandi della pittura italiana (Gentilini, Guttuso, Rotella ed altri). Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia ed all' Estero, ottenendo sempre grandi risultati ed encomi per la sua freschezza pittorica e la sua fantasia. Dal 1968 ha posto il suo "cavalletto”di artista in Calabria  rappresentando, velate di tristezza e di profonda dolcezza, ma collocate nell'atmosfera forte e rude del territorio calabrese sul quale ormai viveva, figure romantiche che rievocavano i personaggi della sua terra misteriosa e lontana, che aveva abbandonato con i suoi sogni da lunghissimi anni. Se Omar Fedhan ha cambiato negli anni il suo originale genere figurativo è perché nelle sue molteplici ricerche ha sempre custodito in sé l'ansia di un notevole e spasmodico perfezionamento, unito ad una grande, determinata volontà di elevazione del suo intimo, pervenendo ad una spiritualità che solo con commozione e sofferenza, da studioso dell'animo umano, ha saputo lodevolmente raggiungere. Fedhan, oltre che un Artista è stato anche un filosofo formatosi sulle metodologie di Platone e di Aristotele, punte del pensiero greco; è uno studioso attento e scrupoloso di psicologia (Adler, Jung, Freud), ma anche di fenomeni fisici legati all'evoluzione primordiale della Terra (Prigogine), per cui la risultante di questi suoi studi, profondamente elaborati nella sua mente, diventavano raffigurazioni, progetti, impressioni, fantasie, sogni, che venivano, a posteriori, immortalati su migliaia di appunti, di tele, di frammenti di carta e di supporti differenziati. Omar definiva la sua pittura colta "eclettìsmo frattale", derivato dal participio passato “fractum" del verbo latino "frangere", che appunto significa “frangere”, “rompere”), o anche "eclettismo biforcante", per cui, in questo enunciato, apparentemente incomprensibile, egli comprovava e sosteneva che la forza dell'immaginazione, che non pone limiti con le diverse composizioni che l'uomo riesce a generare, sapeva realizzare artisticamente nuovi orizzonti, aperti e liberi, evoluti e fluttuanti, di rottura e di alternative, poiché la sua tecnica "biforcante"  ha sempre prodotto", attraverso il momento creativo, una molteplicità di alterne combinazioni‑soluzioni, affatto denigrabili, ma che nella complessità delle  varie ipotesi classificate, con  un  termine  da lui  stesso  coniato, chiamava, con  grande professionalità "complessificazione". In questa complessità di ipotesi, vuol dire, che si creavano delle frantumazioni, ma in contestuale anche delle nuove vie, delle strutture diverse e composite, delle variegate soluzioni, perché erano figurazioni che sorgevano dalla coscienza, dal sapere, dal reale, ma anche dal preconscio, dall'intuito o dalle percezioni dell'aggregazione delle prime forme dell'universo. L'Arte significa realizzare sensazioni, ma la sensazione è una sottrazione al mondo delle percezioni che diviene piena armonia quando si fa coinvolgere anche la sfera dei sentimenti. Pertanto, per Fedhan, il soggetto prodotto diventava l'immagine visiva che è osservata universalmente da tutti e che tutti colgono profondamente nel loro intimo come evento personale, ma che in effetti costituiva un fenomeno di grande armonia collettiva, dove invisibilmente era sempre costruttivamente concatenazione ideale fra tutti gli artisti.       E così in queste immagini si potevano cogliere le emozioni della vita e della sfera interiore di ognuno, le quali però, vivevano e si sviluppavano anche in una dimensione di più ampia globalizzazione, tendente ad abbracciare la spiritualità di tutti gli uomini. E non diventava  nemmeno utopistico il suo determinato credere, quando sosteneva che  "l'Arte è il paradigma della Scienza Moderna”, nel senso che Essa costituisce il massimo della ricerca culturale ed artistica nel massimo della conoscenza scientifica, perché quotidianamente l’esperienza dell’uomo, crea un clima di cultura nuova, costituito da tracciati molteplici, dove  ognuno, con un  suo indirizzo e con messaggi personali, collegati con altre ricerche, produce rapporti di captazione e di lievitazione con tutto il mondo artistico e culturale. Ovviamente, se innanzi all' incomprensibilità astratta, queste ricerche “frattali” ricevevano una precisa e netta composizione figurativa nella molteplicità delle soluzioni reali, il concetto di "ecletismo frattale" diventava  certamente molto più recepibile e fecondo per la mente di tutti. Scienza e Creatività, Cultura e Ricerca, in Fedhan sapevano coniugarsi perfettamente in un'ineguagliabile simbiosi per la celebrazione della sua Arte e di quella Universale, per cui, attraverso questa profonda ricerca, altamente innovativa e complessa,  da oggi dovrebbe meritare di trovare una più degna e celebrativa collocazione nella pittura italiana. Egli da sognatore e da persona altamente modesta e con un’umiltà e spirito altruistico disarmante e fuori dal comune, non ha mai avuto lo spazio che meritereva, quando in una Società moderna, come quella attuale, vale più chi sa “prostituirsi”, che colui che invece mette a disposizione degli altri e non di se stesso il pregevole prodotto della sua professionalità, della sua spirituale identità, della sua stessa Cultura e della sua Arte.         


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