Crisi occupazionale nelle Telecomunicazioni, i sindacati aprono il dibattito (VIDEO)

Lunedì 11 Marzo 2019 17:00 di Redazione WebOggi.it

Si è tenuto stamattina, presso la sala del consiglio provinciale a Catanzaro, l'incontro organizzato dalle segreterie regionali dei sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil e aperto ai deputati calabresi per esporre i gravi problemi occupazionali che da tempo attanagliano il modo delle Telecomunicazioni.

"900 posti di lavoro persi in Calabria, in questo settore, da giugno 2018 ad oggi" spiega Francesco Canino, segretario regionale di Fistel Cisl "sono numeri preoccupanti anche perchè è vero che erano precari, ma di lavoratori impiegati da 6/7 anni nelle aziende, quindi in realtà con una certa stabilità. Inoltre fino a giugno 2019 si prevedono altri 300 tagli. La crisi che sta colpendo questo settore, soprattutto le aziende committenti di Telecom, si riversa sui lavoratori, e dopo aver fatto piazza pulita dei precati si andranno a colpire i contratti a tempo indeterminato, e non possiamo permetterlo"

 

Sono state analizzate le rivendicazioni e le proposte sindacali per la messa in sicurezza del comparto.

Solo in Calabria operano circa 15mila addetti tra dipendenti delle aziende committenti e aziende che operano in regime di appalto sia nel mondo dell’impiantistica, installazione e manutenzione della rete che nel comparto dei contact center. A resistere alla crisi però sono le aziende committenti in settori diversi dalle telecomunicazioni, come l'assicurativo, il bancario e l'energetico.

"Abbiamo ottenuto più copertura con gli ammortizzatori sociali in deroga su questo settore ma non è sufficiente; è necessario che in aniera trasversale governo e opposizione lavorino per dare certezze ai lavoratori, giovani e qualificati" afferma Fabio Guerriero, segretario regionale di Uilcom Uil.

 

"Stiamo vivendo una crisi che non ha eguali rispetto al passato" conclude il Segretario Generale della Slc Calabria Daniele Carchidi "Negli anni siamo riusciti a mettere un freno all’emoragie occupazionali attraverso contrattazioni serrate, ora questo non basta più; abbiamo bisogno di una deputazione che porti in parlamento le nostre proposte per discuterle e per confrontarle, altrimenti l’emorragia questa volta non si ferma”

 



 

 

 

 


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