Coronavirus - Letalità e inquinamento: ecco perché il Nord soffre di più

Martedì 07 Aprile 2020 10:00 di Redazione WebOggi.it

La nostra testata, fin dall'inizio dell'emergenza coronavirus, ha sempre privilegiato le notizie riguardanti le ragioni ed i motivi per i quali i focolai in Italia si sono sviluppati maggiormente nelle aree più inquinate rispetto alle zone in cui l'aria è particolarmente salubre, come la Calabria.

Lo stretto legame intercorrente tra il virus e l'inquinamento sul quale abbiamo da sempre posto l'attenzione, finalmente comincia a costituire oggetto di interesse anche per le testate nazionali che riportano gli studi riguardanti l'influenza dell'inquinamento sul livello di letalità del Covid-19.

Uno studio, infatti, riportato su Repubblica, mette in evidenza come nelle zone fra le più inquinate d'Europa, come in Italia quelle della Lombardia e dell'Emilia Romagna, regioni della Pianura Padana che contano un elevato numero di morti legati al Covid-19, il virus abbia avuto un "livello di letalità più alto legato al fatto che le persone che vivono in queste aree, con una esposizione prolungata all'inquinamento, hanno una predisposizione maggiore a sviluppare condizioni e patologie respiratorie croniche che con l'arrivo del virus possono portare più facilmente alla morte" spiega Dario Caro a Repubblica, ricercatore ambientale della Aarhus University che, insieme ai ricercatori del Dipartimento di Medicina dell'Università di Siena Edoardo Conticini e Bruno Frediani, ha appena pubblicato un articolo scientifico su Environmental Pollution che analizza proprio la correlazione fra inquinamento e letalità del nuovo coronavirus.

"Di solito - sottolinea Caro - i principali fattori presi in considerazione sono stati i dati relativi a contagiati e deceduti o il livello di anzianità della popolazione, ma non le condizioni di salute iniziali dei residenti in determinate zone".

Invece la ricerca di che trattasi ha messo a confronto alcuni dati, tra i dati della Protezione civile italiana sulla mortalità, i dati medici legati alle condizioni di salute o malattie respiratorie e infine altri ancora presi dall'Air quality index (Aqi) elaborato dall'Agenzia europea dell'Ambiente, che osserva le concentrazioni di PM10, NO2 e altri valori, confermando anche grazie ai satelliti l'alto livello di inquinamento della Pianura Padana.

"In quell'area - continua il ricercatore - vivono tantissime persone con malattie pregresse, anche respiratorie, dovute all'inquinamento. Noi sappiamo che i decessi legati al Covid-19 sono per lo più causati da gravissime polmoniti, la cosiddetta sindrome da distress respiratorio acuto (Ards), che sua volta è causata da un rilascio massivo di citochine infiammatorie. Dal punto di vista medico abbiamo notato che nelle popolazioni sottoposte ad alti livelli di inquinamento queste citochine infiammatorie sono persistentemente elevate, anche nei soggetti sani. Quindi, sintetizzando, queste popolazioni partono purtroppo già avvantaggiate nell'avere una problematica che può portare alla letalità del virus".

La correlazione fra inquinamento e letalità del coronavirus, potrebbe essere riscontrata anche in altre zone del mondo, sostiene il ricercatore. "In Italia, la zona della Pianura Piadana è a livelli altissimi di inquinamento, ben più della zona di Wuhan in Cina. Se in Lombardia ed Emilia c'è un'alta concentrazione di morti e casi gravi anche fra persone sane, crediamo sia legato a patologie pregresse dovute alla qualità dell'aria"

Una conferma alla tesi sostenuta, secondo Caro, si riscontra nell'osservazione di "come un alto tasso di letalità si stia verificando anche a Madrid in Spagna o ad esempio nel distretto di New York, altre aree che secondo i dati Air quality Index risultano fortemente inquinate".


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